Raccontiamo di come l’umanità negli ultimi cento anni ha scelto la strada del petrolio nella sua promessa di falso progresso e il prezzo che ha dovuto pagare.
Come in un gioco narrativo si passa attraverso diversi stili: dalla favola in cui animali e oggetti prendono voce alla fiaba popolata da streghe e maghe, dall’epica all’orazione civile, dal comico alle leggende metropolitane, in un’unica voce che viene da lontano ma che attraversa i tempi di oggi con un linguaggio vivo: il cunto.
Il cunto è la lingua di questa favola amara di lavoro, sfruttamento, richiamo alle origini, come un blues dannato in cui a vendere l’anima al diavolo è un luogo: il mondo intero. E’ un urlo disperato che si attacca alla sua alchimia affabulatoria come unica possibilità di salvezza, la dolcezza struggente abbraccia la memoria, il passato non è un peso da portarsi dietro ma desiderio di futuro.
Le storie che si raccontano sono state raccolte per anni dalla voce di chi in Sicilia ha vissuto l’arrivo dell’industrializzazione in tutte le sue fasi. Alessio Di Modica attraverso un lungo ascolto ha cercato di comprendere a fondo le aspettative della popolazione, com’è avvenuto l’abbandono del mondo di prima e come è stato accolto quello di dopo, lo stato d’animo con cui oggi molti guardano a tutto ciò.
“Non esiste la storia muta. Per quanto le diano fuoco, per quanto la frantumino, per quanto la
falsificano, la storia umana si rifiuta di tacere” (Edoardo Galeano)